Risposta a De Vinco su Il Mattino di Avellino

06.10.2013 23:03

Con riferimento alle perplessità dell’egregio Massimo De Vinco sul nuovo Movimento Irpino per il Bene Comune -espresse recentemente sulle pagine provinciali di questo quotidiano- avverto l’esigenza di un sereno confronto, come per altro  auspicato dallo stesso interlocutore a conclusione della sua riflessione. Ringrazio, frattanto, “Il Mattino” che mi offre l’occasione per delineare almeno tre riscontri in ordine alle perplessità rappresentate. La prima perplessità del professionista cattolico nasce dal suo ’interrogativo: “che bisogno c’è di un Movimento per il Bene Comune, posto che essere credenti significa perseguire il Bene Comune? Premesso che quando si parla di fede si fa riferimento a valori e tensioni spirituali che escludono, proprio in quanto tali, qualsiasi automatismo equazionale  riducibile all’equazione  credente uguale costruttore del  bene comune, non si possono ignorare, a riguardo,  le profetiche esortazioni del Magistero Sociale della Chiesa. In particolare, si rivela di straordinaria attualità l’esortazione apostolica postsinodale del 1988 di Giovanni Paolo II”Christifidelis  laici” sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo. Addirittura i Padri Sinodali esprimono la preoccupazione che i fedeli laici non hanno saputo sottrarsi alla tentazione di riservare un interesse con forza ai servizi e ai compiti ecclesiali, da <<giungere spesso a un pratico disimpegno nelle loro specifiche responsabilità nel mondo professionale, sociale, economico, culturale e politico; è l’indebita separazione tra la fede e la vita, tra l’accoglienza e il Vangelo e l’azione concreta nelle più diverse realtà temporali e terrene>> .

 In realtà, quando si parla di fedeli laici, i padri sinodali fanno esplicito riferimento alle tante realtà associative di ispirazione cristiana presenti all’interno delle chiese locali: la Consulta delle Aggregazioni Laicali della Diocesi di Avellino  annovera trentacinque realtà associativa con una presenza  di circa tredicimila persone. A fronte di questa grande comunità di laici cristiani associati e dei tanti carismi presenti al suo interno, è utopistico pensare ad una automatica unicità progettuale  non solo per perseguire, ma per costruire  concretamente il bene comune. Premesse queste considerazioni di fondo, i cristiani laici della provincia di Avellino, animatori del MIBC, da tempi non sospetti, si sono posti non pochi interrogativi, proprio come ha fatto il nostro interlocutore.  Tra questi emergeva sempre più incalzante quello sulla liceità nell’assistere passivamente-posizionati comodamente nel proprio intimismo fideistico o in realtà associative non sempre coraggiose- al “disastro antropologico” attuale che fa diventare i poveri sempre più poveri  ed i ricchi sempre più ricchi.

Qui il discorso delle motivazioni evangeliche-  quelle di tutto il Vangelo- ci porterebbe ad un elenco infinito di esse ma certamente non può sottacersi per un cristiano maturo e responsabile, l’obbligo di rimboccarsi le maniche a favore del prossimo svantaggiato e senza voce. Quest’obbligo non è un’ opzione e si alimenta nell’ humus culturale e politico del cattolicesimo sociale e democratico e nell’alveo fecondo della Dottrina Sociale della Chiesa, come chiaramente indicato nel logo del MIBC. Questo impegno socio culturale e politico vuole essere anche uno sforzo per il rinnovamento  della politica che, comunque, non è delegabile totalmente ai partiti attuali. Allora la proposta, ormai in fase di  avanzata realizzazione, di una Scuola di Formazione all’impegno sociale e politico per tutti credenti e non, trova nel Movimento un sostegno forte, senza interessi particolari, se non quello di contribuire alla formazione di una nuova generazione di laici impegnati in politica, intesa come il più alto servizio alla comunità. In sintesi, le finalità del Movimento stesso sono contenute nelle dieci linee programmatiche della “ Carta degli intenti” presentata alla pubblica opinione, nel dicembre dello scorso anno, presso il Circolo della Stampa di Avellino.

In ordine al secondo interrogativo circa “ l’impegno civile del credente, sia in quanto cattolico, sia in quanto cittadino” la risposta del laicato cattolico irpino ed italiano, al di fuori di ogni gabbia dogmatica, sta nella grande testimonianza del volontariato che, quotidianamente e senza ostentazione, opera una feconda e ammirevole sintesi dei due profili, cattolico e cittadino, nel dare un aiuto concreto alle tante povertà emergenti. Con riferimento all’ altro interrogativo” che significa avere una apertura di cuore(e di mente) cattolica-cioè universale- e cercare il bene comune di tutti?” ,anche qui la risposta è chiaramente contenuta nel quarto punto della già richiamata carta degli intenti, cioè condivisione: ”il Movimento vuole essere uno spazio senza bandiere, che cerchi le persone al di là delle loro appartenenze e convinzioni: un’ agorà, come l’antica piazza di Atene. Il pluralismo delle visioni politiche è inevitabile, ma dal confronto/scontro può nascere l’incontro”. Quindi una apertura concreta, critica e finalizzata, come concrete e finalizzate sono le feconde sinergie progettuali e programmatiche per “globalizzare la solidarietà”, realizzate per attuare i programmi di aiuti, su scala nazionale ed internazionale: le grandi realtà associative di ispirazione cristiana dimostrano non solo il superamento delle vecchie tendenze autoreferenziali, ma testimoniano una apertura totale-di mente di cuore- a trecentosessanta gradi.  Nella nostra piccola, ma non trascurabile realtà provinciale, il MIBC  si configura come luogo di pensiero  e proposta politico- culturale, autonomo dalle vecchie appartenenze o formali ubbidienze, promotore di cittadinanza attiva e partecipazione democratica. Il Movimento, gioverà sottolineare , sin dal momento iniziale della sua incubazione, è stato immaginato come una originale esperienza di democrazia associativa che non si pone come alternativa alla democrazia rappresentativa, ma di questa vuol essere permanente interlocutore per il rinnovamento della politica e della sua stessa rappresentanza democratica. Le perplessità dei cattolici, infine, potranno essere completamente superate solo se gli stessi sapranno accettare la sfida di una nuova stagione di impegno e partecipazione, per “scrutare i segni dei tempi” e  a  “ interpretarli alla luce del Vangelo”.

                                                         Gerardo Salvatore   

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